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PAROLE DEL FUTURO

Zhang Xiaogang, "Big Family (Girl)". ©Christie’s Images/Bridgeman Images.
Crediti: 5 ECM
Costo: gratuito
Durata corso: 5 h
Docente:

Mario Barenghi Professore Ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea, Dipartimento di Scienze Umane per
la Formazione “Riccardo Massa”, Università di Milano Bicocca.

 

Gabriella Caramore Saggista e conduttrice radiofonica, docente presso Associazione Nuova Accademia.

 

Matteo Meschiari Professore associato presso l’Università degli Studi di Palermo, Dipartimento Culture e Società.

 

Laura Pigozzi Psicoanalista e saggista.

 

Rocco Ronchi Professore Ordinario di Filosofia Teoretica e Docente IRPA – Istituto di Psicoanalisi Applicata.

Responsabile corso:

Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.

Concluso

PAROLE DEL FUTURO

Razionale scientifico

Il ciclo di lezioni “Parole del futuro”, realizzato in collaborazione con la rivista “doppiozero”, individua cinque parole che immaginiamo conteranno nel tempo prossimo, nella quotidianità individuale così come nella vita collettiva, nonché in una prospettiva universale: desiderio, coraggio, sopravvivenza, narrazione, sapere. Approfondirne etimi, storia e senso non è di solo interesse culturale, ma può offrire strumenti al terapeuta per comprendere e gestire quei pazienti che nella crisi personale avvertano anche l’oppressione della crisi sistemica. Cercando tra questi cinque lemmi una radice significante comune: una nuova etica della solidarietà, essenziale nel futuro sempre più complesso che ci attende.

È affidata alla saggista Gabriella Caramore e una riflessione sul desiderio, trasformatasi nei secoli sino ad assumere le forme del presente e a prospettarsi quale parola sulla quale è forse possibile costruire il nostro futuro. Lunga la sua storia, come quella di tutte le parole fortemente simboliche: l’excursus la ripercorre per snodi, attraverso la psicoanalisi, la filosofia, l’epica, la politica, l’arte, soffermandosi sull’espressione poetica che forse più di altre si addice ad afferrare una materia viva, dalle profondità oscure, qual è il desiderio. Ma per capire come potrà il desiderio diventare pulsione positiva nel nostro futuro, aprendo squarci di libertà in una società che così poca ne lascia, bisognerà guardare verso orizzonti di trascendenza aperti all’alterità: umana, artistica, scientifica. Non prima di aver idealmente riscritto una nuova etica del desiderio.

Il tema è ripreso da Laura Pigozzi, che ricorda come per Lacan il coraggio fosse appunto “il coraggio di procedere nel proprio desiderio”. Ma chi è veramente coraggioso oggi, e chi lo sarà domani, riflette la psicoanalista e scrittrice. Chi per esempio sa tenersi lontano dal potere, o chi rifugge il conformismo. In una società che anche nella scuola prolunga il benessere (o malessere) familiare, neppure la scuola è fucina di coraggio, serbatoio invece di disagi giovanili e patologie “del controllo”. E se il coraggio implica di per sé la dimensione del futuro, i bambini lo rappresentano, se considerati dai genitori non come oggetti privati ma quali soggetti del mondo. Così come spetta ai genitori l’atto di coraggio di liberare da sé i propri figli. O ancora nella dimensione familiare, il futuro dovrebbe vedere cadere l’ultimo tabù: il coraggio di riconoscere il desiderio di una donna di non essere madre.

Quale parola più di sopravvivenza segnerà il nostro futuro? Ne parla l’antropologo Matteo Meschiari ora che siamo entrati nell’antropocene, un’epoca di rivolgimenti globali: geologici, climatici, economici, culturali. Fondamentale sarà sviluppare l’immaginazione, anche detta “vicarianza”, ovvero la capacità di formulare e testare sistemi virtuali per tentare di arginare il sistema di collassi complessi che già viviamo. “Preparismo” e “survivalismo”, fenomeni già avviati nella società americana, oltre agli aspetti per noi europei folkloristici dimostrano quanto la “preparedness”, benché condizione mentale controintuitiva, possa fare la differenza tra la vita e la morte. Non tuttavia una salvezza riservata alle élite, bensì a tutta la comunità, secondo quella “pro-socialità” che gli antropologi chiamano “antropologia del dono”. Dove alla lotta darwiniana tra specie dovrà subentrare un modello di solidarietà che sola potrà essere salvifica.

Narrazione è già parola dominante, candidata a restare nel futuro. Ne ripercorre la storia il romanziere Mario Barenghi, ricordando altri termini che un tempo l’avrebbero sostituita. Il grande successo di questo lemma è legato all’importanza che la modalità narrativa ha assunto in ogni campo del sapere: psicologia, antropologia, scienze naturali, arte e letteratura, economia. L’”homo narrans” non solo racconta storie, ma ne ha un bisogno istintivo, una dipendenza emotiva. Il flusso continuo di storie nel quale siamo immersi acuisce la nostra sensibilità al racconto, che diventa strumento cognitivo. Leggere un romanzo, vedere un film, assistere a una pièce teatrale assumendo un atteggiamento estetico, permette un’esperienza emotiva che prescinde dal filtro critico. Uscire da noi stessi per entrare nei sentimenti e nelle emozioni altrui significa superare la nostra dimensione di vita e concepire mondi diversi. Il presupposto per provare a cambiare la realtà.

La chiosa filosofica è affidata al filosofo Rocco Ronchi, che disquisisce sul sapere chiedendosi quale sarà il suo ruolo nel futuro. Perché, come l’etimo indica, è assunto della filosofia l’amore per il sapere, che per il filosofo si trasforma in tensione desiderante, quasi erotica. Uno sguardo alla filosofia classica da Socrate a Platone, passando attraverso Cartesio fino ad arrivare a Husserl che traghettano la filosofia nella modernità, l’atto filosofico è sistematica decostruzione di tutti gli oggetti del sapere, nessuno dei quali può aspirare allo stato di idea. Si tratta di evertere il sapere costituito e la memoria tramandata mediante un atto filosofico che, per amore dell’assoluto, ne sia critica sistematica, rasentando la scepsi, ovvero lo scetticismo. Ma se non c’è sapere che non sia trasmissibile, di generazione in generazione, la riflessione sulla sua sopravvivenza chiama in causa la comunità e si apre a una dimensione universale.

 

Programma

Desiderio. Lezione di Gabriella Caramore

Coraggio. Lezione di Laura Pigozzi

Sopravvivenza. Lezione di Matteo Meschiari

Narrazione. Lezione di Mario Barenghi

Sapere. Lezione di Rocco Ronchi

 

Professioni accreditate

Medico Chirurgo: Continuità assistenziale, Medico di comunità, Medico generale, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Pediatra, Psichiatra, Psicoterapeuta

Psicologo, Psicoterapeuta

Educatore professionale

Logopedista

Tecnico della riabilitazione psichiatrica

Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva

Terapista occupazionale

Infermiere

Assistente sanitario