Scrivi Fondazione Hapax ETS – Codice fiscale 97868180015 nella tua dichiarazione dei redditi.
Kurtis L. Miller, Under Surveillance. ©Bridgeman Images.
Paolo MigonePsichiatra e psicoanalista, condirettore della rivista “Psicoterapia e scienze umane”.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Alcune riflessioni sul rapporto tra farmaci e psicoterapia
Paolo Migone discute il rapporto tra farmaci e psicoterapia con una visione diversa da quella abituale. Ad esempio argomenta come, in un certo senso, sia già un errore porsi tale problema, perché coloro che discutono della cosiddetta “integrazione” o “associazione” tra farmaci e psicoterapia rivelano di avere una teoria della tecnica errata, stereotipata, che può portare a errori anche in una psicoterapia senza farmaci. Infatti tali colleghi separano a priori gli interventi “biologici” da quelli “psicologici”, nel senso che il dato clinico non viene interpretato, bensì considerato per il suo valore di facciata o in modo convenzionale: ad esempio possono ritenere che la prescrizione di un farmaco debba per forza avere il significato prestabilito di un attacco alla psicoterapia. La prescrizione farmacologica viene cioè concepita come qualcosa di diverso dagli interventi puramente psicologici, i quali soli sarebbero da interpretare, nel senso che potrebbero avere diversi significati. Se l’orientamento di tali colleghi è psicoanalitico, può trattarsi di una concezione anti-psicoanalitica, basata su una sorta di teoria delle etichette. In altre parole, sostiene Migone, non si capisce perché il farmaco non debba appartenere alla stessa categoria logica di tutti gli altri interventi o fatti che accadono nella relazione terapeutica. Naturalmente un farmaco può funzionare anche come placebo (o, se è per questo, come nocebo), e può avere effetti sia psicologici sia biologici che possono essere indagati, ma proprio allo stesso modo con cui un intervento psicologico (cioè non farmacologico) può avere effetti sia psicologici che biologici. Un problema sottostante che va chiarito, argomenta Migone, è quello del rapporto corpo/mente.
Per un approfondimento:
Paolo Migone, Equivoci epistemologici e clinici a proposito della cosiddetta “integrazione” tra farmaci e psicoterapia. Psicoterapia e Scienze Umane, 2013, 47, 1: 55-62.
Alcune riflessioni su psicoanalisi e guerra
Sulla scorta del caso clinico di una paziente con diversi disturbi nevrotici che aveva mostrato l’improvvisa scomparsa di tutti i sintomi durante un periodo di guerra e la loro ricomparsa alla fine di quella guerra (si trattava della guerra del Golfo del 1990-91), Paolo Migone presenta alcune riflessioni sul temporaneo benessere che può comparire grazie alla proiezione di angosce interne su un pericolo reale esterno. Questa ipotesi psicoanalitica, di derivazione kleiniana, viene discussa in dettaglio con considerazioni anche sul disturbo da stress post-traumatico (PTSD), sul lutto e sull’effetto simile che possono avere altri eventi traumatici come calamità naturali e malattie gravi o potenzialmente terminali. In tutti questi casi certi pazienti, come mostra Migone portando anche alcuni esempi clinici, possono paradossalmente trovare sollievo perché vengono alleggeriti da angosce persecutorie, le quali trovano finalmente un senso in una realtà concreta su cui vengono proiettate.
Per un approfondimento:
Paolo Migone, La psicoanalisi e la guerra. A sessant’anni dal contributo di Franco Fornari. Adolescenze, 2024, I, 1.
Alcune riflessioni sul fenomeno della terza onda nella terapia cognitivo-comportamentale
Nella storia del movimento di terapia cognitivo-comportamentale vi sono state le cosiddette “onde”: la prima è il comportamentismo (anni 1950-60: Skinner, Pavlov, Watson, tecniche di condizionamento, etc.), la seconda è il cognitivismo (anni 1970-80: Beck, Ellis, introduzione di una mediazione cognitiva tra Stimolo e Risposta, col passaggio da S-R a S-O-R, dove O sta per organismo, etc.), la “terza onda” (third wave), molto più recente, è nata a cavallo del XXI secolo. Questa terza onda ha in qualche modo scosso le fondamenta della terapia cognitivo-comportamentale, rappresentando forse quella che può essere considerata una crisi, o essere vista come un ripensamento dell’intero movimento cognitivo-comportamentale. Infatti emergeva sempre più chiaramente come una terapia comportamentale o cognitiva standard presentasse problemi di efficacia, con poca stabilità del cambiamento e spesso ricadute. Ci si è resi maggiormente conto che un atteggiamento prevalentemente direttivo (cioè basato su esercizi comportamentali, compiti a casa, etc.) non è ciò di cui molti pazienti hanno bisogno: deve invece andare in parallelo con un atteggiamento opposto, in grado di controbilanciarlo, fatto ad esempio di accettazione empatica se il paziente non riesce a raggiungere gli obiettivi della terapia. La terza onda della terapia cognitivo-comportamentale quindi è meno direttiva, e uno dei suoi concetti centrali è l’“accettazione” (acceptance). Inoltre viene sottolineata la flessibilità psicologica: si comprendono maggiormente gli aspetti processuali e contestuali, si dà importanza alla mindfulness e alla meditazione, è ammessa un’importante influenza del buddismo e di altre filosofie orientali, e così via. Tra le tecniche più caratterizzanti della terza onda si possono menzionare la Acceptance and Commitment Therapy (ACT) di Hayes, il Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) di Kabat-Zinn, la Dialectical Behavior Therapy (DBT) di Marsha Linehan (DBT), etc. Paolo Migone argomenta come il fenomeno della terza onda sia molto interessante perché permette di riflettere anche sul grande rimescolamento di carte avvenuto all’interno del movimento cognitivo-comportamentale e psicoterapeutico in generale, e come in questa recente evoluzione della terapia cognitivo-comportamentale siano stati riscoperti e assimilati alcuni concetti centrali dell’approccio psicodinamico.
Per un approfondimento:
Paolo Migone, Il problema della “traduzione” di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale. Psicoterapia e Scienze Umane, 2010, 44, 1: 35-52.
Tre lezioni di Paolo Migone:
“Alcune riflessioni sul rapporto tra farmaci e psicoterapia”
“Alcune riflessioni su psicoanalisi e guerra”
“Alcune riflessioni sul fenomeno della terza onda nella terapia cognitivo-comportamentale”
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità)
Psicologo, Psicoterapeuta
Assistente sanitario
Educatore professionale
Infermiere
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
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Max Ferguson, “Girl at table”. ©Bridgeman Images.
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, Professore ordinario di Psicologia dinamica alla Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Il corpo c’è, e c’è, e c’è», ripete con implacabile semplicità la poetessa Wisława Szymborska. E «prova dolore, deve mangiare e respirare e dormire, ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue». Quel «deve mangiare» sarà la nostra porta d’accesso al mondo dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, un viaggio diagnostico e inevitabilmente culturale in quadri clinici denominati anoressia, bulimia, binge eating. Poiché la diagnosi prelude al trattamento, parleremo anche delle diverse strategie terapeutiche, riflettendo sul ruolo giocato dalla personalità nel manifestarsi del disagio alimentare. Ancora una volta scopriremo, come direbbe Freud, che «l’Io è innanzitutto un’entità corporea». Un incontro su anoressia, bulimia e altri disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, tema di sempre crescente attualità e urgenza.
Lezione di Vittorio Lingiardi. In collaborazione con il festival “Dialoghi di Pistoia”.
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico legale, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta, scienze dell’alimentazione e dietetica)
Psicologo, Psicoterapeuta
Assistente sanitario
Educatore professionale
Infermiere; Infermiere pediatrico
Logopedista (logopedista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Fisioterapista (fisioterapista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Dietista (dietista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Ostetrico
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
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Puzzle in legno del XIX secolo. ©Bridgeman Images.
Laura Camapanello Attività presso studio di Consulenza Pedagogica e Analisi Biografica ad orientamento filosofico.
Andrea Giardina Docente di lettere e saggista.
Davide Sisto Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Padova e di Torino.
Giorgio Vallortigara Professore ordinario, Facoltà di Scienze Cognitive, Università di Trento.
Alessandra Viola Scrittrice e giornalista, produttrice televisiva e autrice di trasmissioni Rai.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico legale, medico di comunità, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta)
Psicologo, Psicoterapeuta
Assistente sanitario
Educatore professionale
Infermiere; Infermiere pediatrico
Logopedista (logopedista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Fisioterapista (fisioterapista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Ostetrico
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Da tempo non si considera più unica l’intelligenza umana, ma si riconosce l’esistenza di intelligenze multiple. Spartiacque il volume dello psicologo statunitense Howard Gardner del 1983, Teoria delle intelligenze multiple, che ha sistematizzato innumerevoli forme di intelligenza sino ad allora solo esperite: linguistica, musicale, spaziale, cinestetica, corporea, oltre a quella logico-matematica, da sempre considerata la principale e tuttora predominante nei testi sul QI. Che ognuno di noi possieda e sviluppi una combinazione di tali intelligenze è consapevolezza necessaria a chi eserciti professioni psicologiche e d’aiuto. Negli interventi di questo ciclo di lezioni, condotte dai collaboratori della rivista “doppiozero”, la complessità dell’intelligenza è esplorata secondo le rispettive specializzazioni.
Andrea Giardina, saggista e scrittore, autore del volume Le parole del cane nell’intervento Chi è più intelligente? apre la prospettiva alla considerazione di intelligenze altre oltre alla nostra, l’umana, ma punta il dito sulla perdurante abitudine ad accordare maggiore intelligenza ai nostri animali domestici. Se è la complessità del linguaggio a distinguerci dagli altri animali, il successo evolutivo dell’homo sapiens non ci ha esentati da quella miopia prognostica pericolosa per la conservazione della nostra specie.
Giornalista scientifica, Alessandra Viola affronta un tema ancora controverso nel mondo accademico-scientifico: L’intelligenza delle piante. Una dozzina di anni fa un volume scritto insieme a Stefano Mancuso affrontava per la prima volta l’argomento, diventato oggi molto popolare. Tanti i pregiudizi sul mondo vegetale nel frattempo sfumati: la passività, la stupidità, il non sentire dolore. Caratteristiche di una specie senziente che mette in discussione l’intelligenza umana quale unico termine di paragone.
Non potrebbe mancare una lezione su Intelligenza artificiale e intelligenza animale, confrontate dal neuroscienziato Giorgio Vallortigara. Una serie di prove su chat GTP personalmente svolte interviene a dimostrare l’immenso corpus di dati a disposizione, ma anche gli attuali limiti dell’AI, alla quale manca ancora quella comprensione del significato esclusiva dell’intelligenza biologica. L’intelligenza, insomma, resta una questione di contesto. Per ora.
Dalla sua prospettiva di filosofo e tanatologo, esperto di digital death, Davide Sisto in Creatività e AI spiega come le tecnologie digitali stiano cambiando il nostro modo di affrontare il lutto e la memoria. Film, serie tv, videogames, prefigurano un domani in cui persone e fatti vivranno con noi ad libitum, in forme digitale. Un “foreverism” del quale bisogna saper vedere il rischio – tanto più in professioni educative – ovvero la cancellazione di quell’esperienza umana parte della vita stessa che è la morte.
L’invito a esercitare e praticare la nostra Intelligenza emotiva viene da Laura Campanello. La filosofia della sua formazione in metafora platonica è il buon cocchiere che conduce attraverso il sentiero della vita, tra razionalità ed emotività. Segreto per un’esistenza ricca, ora più desiderabile ora più tollerabile, sguardo su di sé che un terapeuta può offrire nella relazione d’aiuto. Con il consiglio dell’atto della scrittura per rallentare i pensieri e distillarne il senso, nel ritiro sociale, nell’ansia, nella depressione.
Chi è più intelligente? – Andrea Giardina
L’intelligenza delle piante – Alessandra Viola
Intelligenza artificiale e intelligenza animale – Giorgio Vallortigara
Creatività e intelligenza artificiale – Davide Sisto
Intelligenze emotive – Laura Campanello
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Barbara Hoogeweegen, “Team”. ©Bridgeman Images.
Luigi Epicoco Docente presbitero della diocesi di L’Aquila.
Francesca Giardini Ricercatrice ISTC CNR.
Mattia Mossali Visiting Assistant Professor of Italian presso il Dickinson College, in Pennsylvania.
Gustavo Pietropolli Charmet Fondatore, Presidente, Psicoterapeuta e Docente Minotauro- Istituto di analisi dei codici affettivi di Milano.
Francesca Rigotti Filosofa e Saggista.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Vendetta/perdono: una diade che parrebbe relegata al passato ma che si dimostra invece puntualmente contemporanea, tanto nella sfera individuale che la cronaca documenta ogni giorno, quanto nella dimensione sociale e politica evidente estesa alle vicende internazionali. Un danno irreparabile apre due sentieri: uno fermo al passato, l’altro rivolto al perdono. I docenti di questo ciclo di lezioni, legati alla rivista culturale “doppiozero”, indagano il fenomeno secondo le diverse prospettive dei rispettivi ambiti: psicologico, filosofico, sociologico, psicoanalitico e letterario, con una chiosa religiosa.
Gustavo Pietropolli Charmet disserta su Vendetta e adolescenza sottolineando l’assenza del tema in convegni e processi formativi, a fronte di un suo prepotente ritorno nella sottocultura giovanile, che la consuma attraverso l’iconografia di videogiochi, film, fumetti. Analizzandone i due personaggi, ovvero l’offensore e la vittima, la dinamica della vendetta è rintracciata nella ferita narcisistica originata dal tradimento di una relazione esclusiva.
Francesca Rigotti in Chi perdona chi? adotta un taglio filosofico per il tema del perdono, scegliendo voci dalla filosofia politica contemporanea e cogliendo immagini dalla metaforologia di cui da sempre si occupa. Totalmente laica la prospettiva. Una linea interpretativa che ognuno potrà applicare al proprio campo di indagine o alla propria personale esperienza.
La sociologa Francesca Giardini nella lezione dal titolo Il piacere della vendetta, in sé un paradosso, ne analizza la valenza duplice, mutata attraverso i secoli: piacere crudele e comportamento necessario o, al contrario, reazione estrema ed eccessiva tipica dei deboli? Certo, se esiste un’etica della vendetta, tanto più esisterà un’etica del perdono, scelta individuale o dovere canonizzato che sia.
Racconta Storie di perdono tra letteratura e psicoanalisi Mattia Mossali. Originale il taglio, che attinge lacerti di vita dai romanzi contemporanei per dimostrare come attraverso il lavoro personale sul perdono l’esperienza dell’altro venga riaffermata. Sia che, in ottemperanza ai propri principi, si decida di perdonare oppure no.
Luigi Epicoco in Vendetta e perdono nelle religioni del libro legge il tema attraverso le prospettive dell’ebraismo (verbalizzazione), dell’islam (percorso pedagogico), del cristianesimo che ha nel perdono la vicenda fondante dell’uomo dacché noi esistiamo essendo stati perdonati. Un taglio esistenziale mantiene la dissertazione che invita a dare un significato all’esperienza del dolore superando la menzogna della cultura edonistica.
Vendetta e adolescenza – Gustavo Pietropolli Charmet.
Chi perdona chi? – Francesca Rigotti.
Il piacere della vendetta – Francesca Giardini.
Storie di perdono tra letteratura e psicoanalisi – Mattia Mossali.
Vendetta e perdono nelle religioni del libro – Luigi Epicoco.
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta)
Psicologo, Psicoterapeuta
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Educatore professionale
Infermiere; Infermiere pediatrico
Logopedista (logopedista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Fisioterapista (fisioterapista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Ostetrico
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
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Justin Piperger, “Water filled Globe”. ©Bridgeman Images.
Andrea Staid Docente di Antropologia culturale e visuale alla Naba di Milano e di Antropologia culturale all’Università di Genova. Dirige per Meltemi la collana “Biblioteca/Antropologia”.
Miguel Benasayag Filosofo e psicoanalista, fondatore del collectif Malgré tout.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Andrea Staid propone un percorso in quattro lezioni nel cuore dell’antropologia culturale attraverso i poli complementari di natura e cultura. Centrali i temi affrontati nella sua riflessione antropologica, che affronta le ideologie del colonialismo e dell’antropocentrismo, la questione della soggettività animale, la relazione tra l’individuo e l’ordine sociale.
Natura e cultura: una riflessione antropologica
L’esplorazione del rapporto tra natura e cultura rappresenta un pilastro fondante dell’antropologia. Secoli di dibattito filosofico e scientifico hanno accompagnato la nostra comprensione di questi due concetti apparentemente distinti. Per oltre un secolo, l’antropologia ha adottato una visione dicotomica, separando nettamente la natura, intesa come ambiente incontaminato e indipendente dall’uomo (montagne, mari, cielo), dalla cultura, prodotto esclusivo dell’azione umana. Tuttavia, questa visione occidentale, lungi dall’essere universale, rappresenta solo uno dei molteplici approcci cognitivi elaborati dalle culture umane per adattarsi all’ambiente circostante.
Diviene evidente come il nostro concetto di ecologia e la stessa idea di “preservare la natura” siano costrutti culturali legati al loro contesto di origine, non universalmente condivisi. La dicotomia natura-cultura è stata spesso utilizzata strumentalmente per giustificare disuguaglianze e oppressioni, ad esempio sostenendo l’inferiorità innata di alcune culture o gruppi etnici. Tale visione, ampiamente sconfessata dalla scienza, non ha più alcun fondamento nella moderna antropologia.
Oggi, la maggioranza degli antropologi riconosce l’interconnessione tra natura e cultura, non come entità separate, bensì come aspetti intrecciati dell’esperienza umana. La cultura è indubbiamente plasmata dalla natura, ma a sua volta la influenza profondamente. Il modo in cui gli esseri umani percepiscono e interagiscono con l’ambiente è plasmato dalla loro cultura. Alcune culture venerano la natura come luogo sacro, mentre altre la vedono come una risorsa da sfruttare.
Abbandonare la dicotomia natura-cultura apre la strada a una visione olistica dell’esperienza umana, riconoscendo l’interdipendenza tra le dimensioni biologiche e culturali. L’antropologia contemporanea ha il compito di esplorare le diverse modalità con cui le culture intrecciano i fili di natura e cultura, promuovendo una comprensione più profonda dell’umanità e del suo posto nel mondo.
Colonialismo e antropocentrismo: un legame indissolubile
Il colonialismo e l’antropocentrismo, due ideologie strettamente intrecciate, hanno segnato profondamente il corso della storia umana. Il colonialismo, sistema di dominio politico ed economico, ha visto l’Europa imporre il proprio potere su territori e popoli “stranieri”. L’antropocentrismo, invece, sostiene la centralità dell’essere umano nell’universo, giustificando il dominio su natura e altre specie.
Al cuore del sistema coloniale risiede l’idea di superiorità delle nazioni colonizzatrici rispetto ai popoli colonizzati. Tale convinzione ha legittimato lo sfruttamento delle loro risorse e della loro manodopera, dando vita a secoli di oppressione, violenza e disuguaglianza. I colonizzatori, mossi da un’avidità insaziabile, hanno saccheggiato terre, depredato risorse e colonizzato interi territori, ricorrendo spesso alla brutalità e seminando malattie e pandemie devastanti.
L’antropocentrismo ha avuto un ruolo fondamentale nel giustificare le atrocità del colonialismo. La visione dicotomica che separa l’uomo dalla natura, ponendolo al vertice della gerarchia, ha alimentato l’idea di dominio assoluto sul mondo circostante. Gli europei, portatori di questa visione, non solo hanno imposto il proprio modello sociale e politico, ma hanno anche sradicato le cosmovisioni indigene, spesso basate su un profondo rispetto per la natura e su un’interconnessione tra uomo e ambiente.
Il colonialismo europeo ha stravolto le cosmovisioni indigene, minando il loro rapporto ancestrale con la natura. Attraverso l’uso della forza e l’indottrinamento religioso, principalmente con il cattolicesimo, i colonizzatori hanno imposto la propria visione duale uomo-natura, sradicando ritualità e credenze che legavano profondamente le popolazioni indigene alla terra. Questa imposizione culturale ha avuto conseguenze devastanti, alienando le popolazioni indigene dalle loro radici e dal loro ambiente naturale.
I popoli colonizzati sono stati costretti a lavorare in condizioni disumane, subendo ogni sorta di abuso e sfruttamento. Le loro terre e le loro risorse sono state depredate per il profitto delle potenze coloniali, senza alcuna considerazione per i danni ambientali o per il benessere delle popolazioni locali. L’antropocentrismo ha fornito la giustificazione ideologica per questo saccheggio, presentando la natura come una mera risorsa da sfruttare a beneficio dell’uomo, senza alcun riguardo per le conseguenze.
La soggettività nelle altre specie
La questione della soggettività animale è un tema complesso e controverso che attraversa discipline come l’antropologia e la biologia. Tradizionalmente, la soggettività è stata considerata una prerogativa umana, associata a capacità cognitive avanzate, coscienza e autoriflessione. Tuttavia, un crescente corpo di evidenze suggerisce che anche gli animali possiedono livelli significativi di soggettività, sfidando la visione antropocentrica dominante.
L’antropologia offre diverse prospettive per esplorare la soggettività animale. L’etnografia contemporanea, attraverso l’incontro con diverse culture, si concentra sulle relazioni tra umani e animali, esaminando come le diverse società concepiscono e interagiscono con le altre specie. Studi dettagliati rivelano la complessità dei legami tra umani e animali, documentando forme di comunicazione, cooperazione e affetto che suggeriscono una forma di soggettività animale non umana. Le implicazioni di riconoscere la soggettività animale sono profonde. Il lavoro dell’antropologo Eduardo Kohn ci invita a considerare la foresta come un’entità viva e pensante. Non solo gli umani interpretano il mondo, ma tutti gli esseri viventi lo fanno continuamente, rappresentandolo e dandogli significato. La vita è intrinsecamente semiotica, con gli esseri viventi plasmati dall’evoluzione per adattarsi e dare forma al loro ambiente. In questo senso, tutti gli esseri viventi “pensano”, con le loro forme che rappresentano il cumulo del passato e le anticipazioni del futuro. La foresta, dunque, si configura come un’immensa ecologia di esseri pensanti, brulicante di vita e di futuro.
Riconoscere la vita interiore e l’esperienza soggettiva agli animali, o anche alle piante, ci impone di riconsiderare il nostro rapporto con loro e il nostro posto nel mondo naturale. Questo può portare a cambiamenti radicali in svariati ambiti, dall’etica animale alla conservazione dell’ambiente. Abbandonare l’antropocentrismo significa adottare una prospettiva più olistica e rispettosa di tutte le forme di vita, ponendo le basi per un futuro più giusto e sostenibile per il nostro pianeta.
L’individuo e l’ordine sociale
L’individuo non è un’entità autonoma preesistente all’ordine sociale, ma piuttosto un prodotto di esso. L’ordine sociale, a sua volta, non è un sistema statico e coercitivo, ma un processo dinamico e in continua evoluzione plasmato dalle azioni e dalle interazioni degli individui.
La relazione tra individuo e ordine sociale è un tema complesso e dibattuto, spesso intrappolato in una dicotomia che vede l’individuo come entità autonoma contrapposta a un ordine sociale statico e coercitivo. Tuttavia, questa visione è riduttiva e non rispecchia la natura dinamica e interconnessa di questi due elementi.
L’individuo non nasce come essere isolato e autosufficiente, ma si forma all’interno di un contesto sociale specifico, plasmato da norme, valori, culture e relazioni. La società, a sua volta, non è un’entità astratta e immutabile, ma un processo in continua evoluzione, modellato dalle azioni e dalle interazioni degli individui che la compongono.
In questa prospettiva, l’individuo non è semplicemente un prodotto passivo dell’ordine sociale, ma un agente attivo che contribuisce a plasmarlo e modificarlo. Attraverso le proprie scelte, azioni e idee, gli individui influenzano le norme, le culture e le relazioni che definiscono la società. Allo stesso tempo, l’ordine sociale influenza e condiziona le scelte, le azioni e le idee degli individui, creando un circolo virtuoso di reciproca influenza.
Questa visione dinamica e relazionale dell’individuo e dell’ordine sociale implica una critica profonda al potere e alle gerarchie. Se l’individuo non è un’entità autonoma preesistente alla società, ma un prodotto di essa, allora le gerarchie sociali non sono innate o naturali, ma costruzioni sociali che possono essere modificate o addirittura sovvertite.
Riconoscere il carattere dinamico e interconnesso tra individuo e ordine sociale implica una profonda messa in discussione delle strutture di potere esistenti, che spesso operano per opprimere e marginalizzare gli individui. La dinamica tra individuo e ordine sociale è profondamente influenzata oggi dai new media e dal controllo dei big data. Riconoscere questa interconnessione è essenziale per comprendere le dinamiche di potere in atto e per promuovere un cambiamento sociale positivo. È necessario un approccio critico e consapevole all’uso delle tecnologie digitali, e un impegno attivo per contrastare le disuguaglianze.
Natura e cultura: una riflessione antropologica – Andrea Staid
Colonialismo e antropocentrismo: un legame indissolubile – Andrea Staid
La soggettività nelle altre specie – Andrea Staid
L’individuo e l’ordine sociale – Andrea Staid e Miguel Benasayag
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta)
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Ostetrico
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Mario Sughi, “Sunday morning at the park”. ©Mario Sughi/Bridgeman Images.
Raffaella Lops Agente letteraria.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
È obbligatorio avere letto, prima di ciascun incontro, il libro oggetto di discussione.
Per ottenere i crediti ECM è obbligatorio partecipare a tutti gli incontri.
Il corso, giunto al secondo ciclo, è strutturato come un gruppo di lettura e prevede due incontri durante i quali, sotto la guida di Raffaella Lops, saranno approfonditi i seguenti due libri: il vincitore del Premio Strega europeo per il 2024 Triste tigre, dell’autrice francese Neige Sinno, e L’anniversario, ultimo romanzo di Andrea Bajani, autore e poeta edito da Feltrinelli.
I due incontri, distribuiti su altrettanti mesi, saranno dedicati a ciascuno dei testi e permetteranno al gruppo di affrontare i temi proposti da Lops, concentrandosi sull’elaborazione del trauma – vissuto in particolare in età infantile – e sul potere curativo della scrittura. Nei due testi, infatti, si affronta l’indicibile, la rottura e la difficoltà di trovare la giusta distanza per raccontare la propria storia affinché, dal dolore, sia possibile il ritorno alla vita.
Obiettivo del corso è approfondire il legame tra la lettura e la narrazione di sé: parlare di un libro, parlarne davvero, e farlo con altri, equivale a dire qualcosa di profondo su se stessi, sulle proprie relazioni, sul rapporto con i ricordi e con il presente. La lettura dei testi e le attività proposte durante gli incontri agevoleranno l’emergere di riflessioni personali nei partecipanti e permetteranno di costruire un’esplorazione comune nel corso del dibattito in classe.
> 26 febbraio, 18.00-19.30
Come i romanzi parlano di noi: Triste tigre di Neige Sinno
> 25 marzo, 18.00-19.30
Come i romanzi parlano di noi: L’anniversario di Andrea Bajani
Sono disponibili 35 posti che saranno assegnati ai primi 35, tra gli iscritti, che si presenteranno all’incontro del 26 febbraio e che, come da pre-requisito richiesto, avranno letto il libro oggetto di discussione.
Medico chirurgo: psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta
Psicologo, Psicoterapeuta
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Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
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Scuola indiana, “Madre e figlio”. ©Bridgeman Images.
Laura Pigozzi Psicoanalista, psicologa, filosofa, saggista e insegnante di canto.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Laura Pigozzi afferma che il cibo «non è solo nutrimento, ma è un discorso che facciamo all’altro. Il cibo esiste solo nella relazione: mangiare o non mangiare per un bambino significa comunicare qualcosa a chi se ne prende cura. Il cibo, insomma, è un esperanto relazionale».
La gestione del cibo è anche uno degli elementi centrali del funzionamento di una famiglia. A partire dalle scelte di allattamento del neonato che la madre compie, fino alla preparazione e alla cura del desco familiare, allorché ai figli si veicola non solo il nutrimento, ma anche un’educazione all’altro.
Attraverso esempi di casi reali capitati nella sua esperienza clinica, la psicologa e psicoanalista analizza il dibattito sociale riguardante il tema della famiglia, in cui talvolta l’eccesso di cibo, di amore, di controllo, di dipendenza rischia di interrompere uno scambio vero con i figli. Il cibo
nutre, ma il cibo avvelena anche: non a causa di una sua qualità intrinseca, ma anche dei rituali e delle parole che lo accompagnano.
L’invito di Laura Pigozzi dunque è a «educare, nutrire, condividere il cibo in maniera consapevole».
Lezione di Laura Pigozzi.
In collaborazione con il festival “Dialoghi di Pistoia”
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neurofisiopatologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico legale, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta, scienze dell’alimentazione e dietetica)
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Fisioterapista (fisioterapista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Dietista (dietista; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento)
Ostetrico
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Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
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Kristian Ryokan, “Iceberg”. ©Bridgeman Images.
Ferruccio Andolfi Già docente di Filosofia della storia all’Università di Parma.
Paolo Migone Psichiatra psicoterapeuta, condirettore della rivista “Psicoterapia e Scienze Umane”.
Loredana Sciolla Professore emerito di Sociologia all’Università di Torino.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
L’individualismo solidale è una prospettiva che riconosce l’irreversibilità della valorizzazione degli individui avvenuta in epoca moderna, ma ammette insieme la possibilità di conciliarla con istanze sociali di generosa, reciproca dedizione. Si tratta di una tradizione otto-novecentesca, di cui si possono addurre molte testimonianze, ma anche di una forma paradossale ed evolutiva di moralità che solo un immaginario utopico riesce a rappresentarsi. Se ne occupano oggi filosofi, sociologi, studiosi di scienze umane, letterati, confrontandosi con nuove tendenze “ecologiche”, che richiedono una riconsiderazione del ruolo dominante assegnato al soggetto. Alla ricerca di un equilibrio tra i due poli della vita psichica: la centratura degli individui in se stessi e l’appartenenza al mondo, non solo umano ma naturale, che li comprende.
Ferruccio Andolfi, curatore del volume che dà il titolo a questa lezione, inizia con l’indagare l’espressione “individualismo solidale”, non comune nel suo aspetto paradossale, spiegando a quale linguaggio appartenga. Il filosofo si sofferma sulla relazione tra rappresentazione di stati di fatto e momento etico, cercando di stabilire un confronto con altre tendenze dei nostri tempi, secondo una prospettiva ecologica e filosofia della cura.
Paolo Migone mostra come l’essere umano sia dotato di diverse motivazioni innate, tra le quali vi è la solidarietà e la cooperazione. Questo istinto cooperativo, che si manifesta già nel bambino piccolo e che Freud non considerava primario ma secondario alla sessualità, era presente già più di un milione di anni e si rivelò molto utile per la sopravvivenza nei gruppi dei cacciatori-raccoglitori, permettendo l’emergere di norme prosociali e di un ethos egualitario.
Loredana Sciolla affronta il tema da una prospettiva sociologica, considerando l’individualismo sia come insieme di valoro centrati sull’autonomia e sulla libertà, sia come condizione, benché criticata quale ideologia ed etica del conservatorismo reazionario. Tra questi due poli si considera una posizione intermedia, in cui si propongono antidoti alle tendenze che degenerano in egoismo, isolamento nel privato, ipertrofia dell’io e sue idiosincrasie.
Lezione di Ferruccio Andolfi, Paolo Migone, Loredana Sciolla
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neurofisiopatologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico legale, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta)
Psicologo, Psicoterapeuta
Assistente sanitario
Educatore professionale
Infermiere; Infermiere pediatrico
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Scrivi Fondazione Hapax ETS – Codice fiscale 97868180015 nella tua dichiarazione dei redditi.
Lee Heinen, “Pamela”. ©Bridgeman Images.
Mario Barenghi Professore Ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea, Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università di Milano Bicocca.
Franca D’Agostini Professore di Logica e Argomentazione all’Università Statale di Milano.
Massimo Donà Professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università San Raffaele di Milano.
Lucrezia Ercoli editorialista, insegnante, direttrice artistica del festival internazionale “Popsophia, filosofia del contemporaneo”.
Anna Stefi Insegnante di Storia e Filosofia al Liceo Scientifico Severi-Correnti; psicologa; vicedirettrice della rivista www.doppiozero.com e redattrice della collana Riga
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Il percorso colloca la menzogna come intrinseca al nostro agire sociale, trama delle relazioni della vita adulta. Ripercorrerne la storia nella cultura occidentale, da prospettive linguistiche, filosofiche, psicologiche, artistiche, che includano gli sviluppi delle nuove tecnologie, dei social network, dell’intelligenza artificiale, invita a ripensare noi stessi e ad avviare una rifondazione etica.
Franca D’Agostini analizza la Menzogna nella società digitale, laddove nuove sono le forme di falsificazione e nuovi i profili dei mentitori. Ma al dominio di macchine aleticamente stupide, siamo preparati? La filosofa ritiene di no, ma si sottrae a una visione apocalittica del loro avvento. Purché si intervenga sull’algoretica (ovvero sull’educazione all’etica) degli algoritmi. In fondo l’intelligenza artificiale è educata da noi umani secondo la nostra cultura e le nostre regole.
Abituata a coniugare l’analisi filosofica con i fenomeni pop della cultura di massa, Lucrezia Ercoli disserta di Menzogna in rapporto alle macchine artificiali. Non semplicemente un soggetto da fantascienza distopica, con creature che si ribellano ai propri creatori. Ma un’urgenza da affrontare, anche senza averne responsabilità specifiche, per regolamentare le competenze nuove delle macchine: umane, troppo umane. Mettendo in discussione le classiche definizioni di “menzogna”, se anche l’AI ha imparato a mentire.
Nella dissertazione Le menzogne dell’arte l’esposizione filosofica di Massimo Donà corre tra Velasquez e Shakespeare, usando il teatro della rappresentazione, pittorica e teatrale, per dimostrare come grazie al suo intreccio di finzioni e verità possiamo comprendere l’incongruità e l’indeterminabilità del reale. Esso medesimo nient’altro che un infinito gioco di specchi, nel quale nessuno riveste un ruolo preciso e univocamente riconoscibile.
Mario Barenghi nella lezione Menzogna, linguaggio, narrazione afferma come non ci sia linguaggio senza inganno, per citare Calvino. In letteratura tuttavia la menzogna è universo assai complesso e variegato – argomenta il relatore anche nella sua veste di scrittore. La lettura ci abitua a tale prospettiva, ovvero a muoverci nella dimensione del possibile, che è poi il mondo in cui viviamo.
Anna Stefi in Dire di sé si domanda cosa diciamo di vero parlando di noi stessi. Da Agostino a Benjamin, da Derrida a Deleuze, da Barthes a Lacan, nel pensiero filosofico il contrasto tra essere e apparire è connaturato a ogni tentativo di raccontarsi. Autobiografia e autoritratto sono dispositivi in cui, più che la nostra storia, si afferma la nostra verità, il darsi attraverso inevitabili maschere. Forse, riflette la psicologa attingendo anche al proprio vissuto, è l’esperienza della
letteratura ad avvicinarci alla verità autobiografica.
La menzogna nella società digitale – Franca D’Agostini
Le macchine mentono? Tra replicanti e intelligenza artificiale – Lucrezia Ercoli
Le menzogne dell’arte – Massimo Donà
Menzogna, linguaggio, narrazione – Mario Barenghi
Dire di sé: verità e menzogna – Anna Stefi
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neurofisiopatologo, neuropsichiatra infantile, medico di comunità, medico legale, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta)
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Copertina libro
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, professore ordinario di Psicologia dinamica alla facoltà di Medicina e psicologia della Sapienza Università di Roma.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Autobiografico e psicoanalitico, medico e immaginifico, questo libro concepito in tre stanze – il corpo ricordato, il corpo dettagliato, il corpo ritrovato – ci accompagna in un viaggio avventuroso all’interno del corpo, celebrando la sua fisicità senza separarla dalla sua poetica. Il sangue e le cellule, i simboli e i ricordi. Con le spiegazioni della scienza, le immagini dell’arte, le parole della letteratura, Vittorio Lingiardi racconta la vita del corpo che è «il nostro io, ma anche il primo tu». Nella sua pratica clinica, nell’esercizio della cura, ne ha ascoltati molti, di corpi. La ricerca del contatto e dell’attaccamento, il tumulto dell’adolescenza, l’esperienza della malattia, il risveglio del desiderio, le metamorfosi del genere. Ma anche i sintomi e i silenzi: il taglio sulle braccia che attenua il dolore mentale; le ossa appuntite dell’anoressia; i muscoli gonfi della vigoressia; lo sguardo dismorfico che vede un difetto dove non c’è; il panico che simula l’infarto. Il nostro corpo ci segue e ci accompagna, sa consolarci, può essere nemico. È un laboratorio alchemico capace di apparizioni infinite: anatomico, fisiopatologico, sociale, politico, religioso, estetico, nudo, vestito, danzante, energico, stanco. Corpo, umano è un’evocazione, una ricostruzione idiosincratica e incantata. Dove pagina dopo pagina, organo dopo organo, affiora la consapevolezza che, anche quando rischia di svanire, l’unico modo per ritrovare il corpo è raccontarlo.
Acquistando il corso Corpo, umano è possibile accedere anche a Corpo ricordato, dettagliato, ritrovato, una lezione di Vittorio Lingiardi.
CORSO 1
Lettura e studio di “Corpo, umano” di Vittorio Lingiardi, Einaudi 2024
17 crediti ECM
CORSO 2
“Corpo ricordato, dettagliato, ritrovato”: una lezione a cura di Vittorio Lingiardi
1 credito ECM
Medico chirurgo (psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, neuropsichiatra infantile, neurofisiopatologia, medico di comunità, medico legale, medico di medicina generale, pediatra, pediatra di libera scelta);
Psicologo (psicologo, psicoterapeuta);
Assistente sanitario;
Logopedista;
Educatore professionale;
Infermiere, Infermiere pediatrico;
Fisioterapista;
Ostetrica;
Tecnico della riabilitazione psichiatrica;
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva;
Terapista occupazionale.